Dopo la visione generale di come opera la sezione di Chimica del Restauro dell’Università Ca Foscari di Venezia, è arrivato il momento di entrare nel dettaglio degli studi che le dottorande ricercatrici stanno effettuando sul ciclo di affreschi.
Che materiali ha usato Barbelli nel 1642? Com’era composta la sua tavolozza dei colori? Un salto indietro nel tempo attraverso le nuove tecnologie al servizio degli studiosi e dei restauratori!
Ci avviamo a piccoli passi verso la conclusione di questa serie nata per raccontare l’Operazione Barbelli, ovvero il ritorno “a casa” del ciclo di affreschi dipinto da Gian Giacomo Barbelli nel 1642 nell’abside della ex chiesa parrocchiale di Casaletto Vaprio.
Dopo essere stati letteralmente strappati dal muro nel 1946 ora gli affreschi, dopo un attento restauro, sono quasi pronti per tornare ad occupare la loro posizione originaria nel cuore del piccolo paese adagiato nella Pianura Padana.
E proprio la storia travagliata di queste opere e la loro realizzazione è anche sotto la lente di ingrandimento (per studio, ovviamente) di un gruppo di giovani dottorande dell’Università Ca Foscari di Venezia.
Capire la tecnica, i materiali, i componenti utilizzati da Barbelli nel XVII secolo può permetterci di aprire una finestra sul passato anche artistico di una zona (il cremasco) spesso trascurata dagli studi più importanti.
Nella puntata che vi condivido c’è, a grandi linee, il lavoro di studio che l’equipe della Ca Foscari svolge abitualmente e, nello specifico, sui nostri affreschi.
Lo studio della storia applicato all’Arte.. che meraviglia!